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Intervista da Kult Underground.org - 14/10/2014 | Davide Riccio 
 
Davide
Ciao Fraulein Rottenmeier e ben tornati con questo secondo piacevole album. Cosa è successo dal 2011 a oggi, cioè dal precedente "Elettronica Maccheronica", in questa odierna difficile realtà musicale?
F.R.
Ciao Davide e grazie per il piacevole. Dopo Elettronica Maccheronica abbiamo avuto un momento di crisi, dovuto certamente alla sempre peggiore situazione musicale italiana. Diciamo che ci siamo lasciati scoraggiare e per un po’ ci siamo persi tra ansie di prestazione e pessimismi cosmici. Poi, di getto, qualcosa è cambiato e abbiamo ricominciato a produrre tanto, tantissimo, e serenamente. Tanto è vero che molte cose devono ancora essere pubblicate…
Davide
Le canzoni di "Rottami", nei testi, mi sono sembrate tutte in qualche modo un invito alla reazione contro una situazione generale piuttosto deprimente e, almeno fin qui, senza una chiara via d'uscita. Quanto può aiutare la musica da questo punto di vista?
F.R.
I testi sono la conseguenza dello sbloccaggio di cui ti parlavo prima, quindi hanno un punto di vista costruttivo anziché distruttivo. La musica può aiutare fino a un certo punto per uscire da situazioni come quella italiana. Per permettere a qualcosa di aiutarti devi essere inizialmente predisposto a farti aiutare e in questo periodo sento che c’è sempre meno predisposizione nei confronti della musica o dell’arte in generale. Come se la capacità della gente di concentrarsi stesse diminuendo gradualmente.
Davide
Perché "Rottami" (suppongo umani, sottinteso)? Per estensione, è il fallimento, secondo voi, di una intera società?
F.R.
Ovvio! Ma una volta accettato che si è toccato il fondo si deve per forza cercare una via per risalire. Noi l’abbiamo trovata, come band, dopo aver dichiarato apertamente il nostro stato di rottami. Il mondo ti ha schiacciato, ne sei uscito distrutto, ma forse non da buttare. Il titolo è provocatorio, perché i nostri in realtà sono dei rottami vivi, che rinascono.
Davide
In copertina le opere di Mattia Trotta (http://www.mattiatrotta.it/) Perché questa scelta? Cosa volevate comunicare attraverso quelle sue opere?
F.R.
Cercavamo una sorta di androide o un robot fatto di scarti metallici. Quando abbiamo visto le opere di Mattia, che opera nella zona in cui viviamo, abbiamo subito pensato che ci fosse una forte connessione col nostro concetto. Lui utilizza il fil di ferro per creare immagini così realistiche da sembrare vive e c’è sembrato perfetto per i nostri rottami.
Davide
Quali sono state le vostre principali influenze per questo disco, come si discosta dal primo e come invece ne continua un discorso?
F.R.
Musicalmente ne è un’evoluzione abbastanza netta. Da maccheronica la nostra elettronica si sta evolvendo e sta diventando più complessa. Si tratta di un disco più maturo nelle scelte stilistiche, per certi versi meno estremo e più ballabile. Dal punto di vista testuale sono il giorno e la notte. Elettronica maccheronica era un disco pessimista, nero. Rottami è l’opposto. In tre anni il punto di vista può cambiare considerevolmente...
Davide
Che significato date a certe distorsioni del suono come nel finale di "Pugno sul tuo grugno" o nell'elettronica  di "Così potente"?
F.R.
 “Pugno sul tuo grugno” è il pezzo più rabbioso del cd. Quella distorsione è il momento più violento del disco ed è come il momento in cui prendi a schiaffi qualcuno che è in panico per scuoterlo e riportarlo alla realtà. È come dire: “Ohhhhhhhhh! Svegliati! Ce l’abbiamo proprio con te se non l’hai ancora capito!”. In “Così potente” invece volevamo creare un loop claustrofobico e allo stesso tempo piacevole perché il pezzo parla dell’amore/dipendenza da qualcuno o qualcosa.
Davide
Il disco si chiude con una sorta di lungo e modulato rumore bianco (che ho immaginato spegnersi gradualmente in un silenzioso "rumore nero", quello cosiddetto del silenzio. Perché avete concluso in questo modo?
F.R.
Rottami per noi è stato come un’esplosione improvvisa. Il suo arrivo ci ha colto di sorpresa, ci ha travolto e lasciato storditi. Quello è il significato.
Davide
Cosa seguirà?
F.R.
La domanda cade a fagiolo perché stanno per succedere molte cose. Il momento dell’esplosione improvvisa è passato, ci siamo ripresi dallo shock e ora vogliamo continuare ad approfittare di questo momento prolifico.
Rottami, quello breve e fulmineo, è ormai storia. Stiamo per farne uscire un’edizione totalmente rinnovata, su un supporto inusuale, con molti contenuti speciali come inediti, remix e video.
Ne daremo notizia ufficiale a brevissimo e poi promettiamo di pubblicare un video alla settimana da qui a dicembre. Siamo prolifici, l’avevamo detto...
Davide
Grazie e à suivre...
 
Intervista da I Think Magazine.it - 08/10/2014 | Doriana Tozzi 
 
Abbiamo cominciato ad apprezzarli dagli esordi ma ci siamo letteralmente innamorati di loro con il brano "Rumore" (che abbiamo pensato di inserire in homepage sul nostro portale, in concomitanza con la pubblicazione di questa intervista). Con questa Thumbnail i Fraulein Rottenmeier dimostrano tutta la loro lucidità di visione della situazione musicale italiana e tanta tanta voglia di farsi spazio tra gli artisti che contano... e cantano. Il minuto e mezzo che impiegherete per leggere la loro Thumbnail sarà tra i minuti e mezzo meglio spesi nella vostra vita.
1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Ci chiamiamo Fraulein Rottenmeier e possiamo dire orgogliosamente che la nostra musica si chiama pop!
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Il panorama musicale italiano ha bisogno di chiunque voglia parlare con una voce propria. Viviamo in un periodo di gusti imposti e qualsiasi cosa non segua necessariamente gli schemi, sia commerciali che cosiddetti indie, è da considerarsi sana. Da qui a dire che un gruppo dovrebbe considerarsi un imprescindibile salvatore della musica ce ne passa. Ma una cosa è certa: se il mondo della musica italiana privilegiasse tante band che conosciamo al posto di prodotti seriali, le radio, per esempio, suonerebbero molto più interessanti.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Dunque, a parte il fatto che un navigatore aggiornato dovrebbe già contenerci come meta (risate), io metterei (senza ordine alcuno) Abba, Depeche Mode, Duran Duran, Lucio Battisti, Giuni Russo, Franco Battiato, Donatella Rettore, Prozac+, Robyn, Bloody Beetroots, Ellie Goulding, Royksopp, ma anche tanti altri, solo che poi diventerebbe un elenco troppo lungo per il processore del povero Tom Tom York...
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta. 
Nonostante siamo in tre teste, credo di metterci d’accordo tutti se dico Lacrime In Tangenziale, tratto dal nostro primo album. Forse perché è uno dei pochi esempi di ballata nella nostra produzione, genere che sinceramente dovremmo tornare ad esplorare: http://youtu.be/iw1hXyRv6Wg.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Su questo punto non potremmo mai trovare una risposta univoca. Inutile anche solo provarci!
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Va bene se citiamo lo stesso evento come risposta? Non troppo tempo fa, a una festa paesana piuttosto squallida. Ci siamo dovuti praticamente montare tutto, hanno richiesto Bella Ciao ancora prima che cominciassimo e hanno interrotto il concerto a metà per fare l’estrazione dei numeri della lotteria (!!!), però beh… La prima canzone dopo l’interruzione era proprio Lacrime In Tangenziale (vedi sopra) e i nostri seguaci si sono spontaneamente presi per mano davanti al palco e hanno cantato con noi. Visto dal lì, in quel contesto da cover band, è stato commovente. Un momento così cancella tutto il resto.
P.S.: Abbiamo chiuso il concerto con una versione hardcore di Bella Ciao e chi ce l’aveva richiesta non ha gradito. Tradizionalisti!
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Normalmente i live club italiani tendono tutti ad auto-sopravvalutarsi. C’è carenza di realtà oneste nei confronti dei musicisti e del lavoro che fanno. La maggior parte (sotto)paga in nero e fondamentalmente si atteggia come se stesse concedendo al musicista un’occasione irripetibile. Andando a logica il musicista è un professionista pagato per intrattenere il pubblico con il suo spettacolo, e spesso sta in ballo anche 8, 9, 10 ore per un’esibizione di un’ora, tra soundcheck prima che apra il locale e ore di attesa in un buco dietro il palco mangiando quel che gli viene dato. Abbiamo conosciuto realtà diverse, ma è triste constatare che in genere funziona così. Per esempio l’altro giorno ho letto il post di un promoter indignato perché un gruppo di sconosciuti gli ha scritto chiedendo se poteva suonare scrivendo il nome del locale sbagliato. Che affronto… Ci vuole più umiltà da parte di tutti, questa è la verità.  
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Se togliamo il termine “emergente”, che significa tutto e niente… Diciamo che i migliori artisti in attesa di fama conclamata sono Il Re Tarantola(https://www.youtube.com/watch?v=90AMPnD6334), Edipo, che è sulla buona strada (https://www.youtube.com/watch?v=UAvSaFu6N20) e Laura Lalla Domeneghini, di cui online c’è sfortunatamente molto poco.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Siamo su Facebook, Twitter e Youtube. Per trovarci basta solo scrivere Fraulein Rottenmeier, oppure andare su www.frauleinrottenmeier.com.  
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Da questa intervista usciamo antipatici? 
R: Probabilmente sì!
 
 
Intervista da Mescalina.it - 17/06/2014 | Enza Ferrara 
Da Elettronica Maccheronica un po’ di tempo è passato. Non vi è nessun dubbio che si trattava di un disco d’impatto, ricordo il video e i colori di Dancefloor e più che altro l’avevo ascoltato come un disco “leggero”, nel senso di easy - non banale. Rottami invece è un’altra cosa: il tema principale è reagire, guardare in faccia la situazione, alzarsi e muoversi per uscirne. Come e quando nasce Rottami? In realtà ci piace pensare a Rottami come a un disco più ottimista di Elettronica Maccheronica. Quel disco, dietro le maschere che ci dipingevamo in faccia, nascondeva una grande amarezza. Dancefloor stessa, a ben guardare, è il racconto di una notte disperata in fuga dal senso di solitudine. Il messaggio di Rottami è un messaggio positivo. Abbiamo scritto l’intero disco in poco più di un mese, dopo un periodo di sconforto dato dalle pressioni di una realtà che non aiuta i musicisti, o gli artisti, e comunque non aiuta in generale… Ad un certo punto qualcosa è scattato in noi. Il desiderio di reagire, di liberarsi e semplicemente fare, costruire, senza riflettere sui conti e senza farsi problemi.
Rottami, come voi stessi dichiarate, descrive come ci si sente ad essere dei trentenni nell’Italia della crisi. Si può dire che è un disco più personale, come se fosse una lunga riflessione su questi anni. Ma come si sta in Italia con la crisi (e chiederlo a voi ha un senso, visto che avete avuto il fegato di percorrere questa strada – non tutti lo fanno!)? Certamente non si sta bene. È frustrante e sconfortante respirare questo clima di pessimismo cosmico. Come se non ci fosse uscita. Come se non si dovesse nemmeno più provare. Noi siamo ancora qui, però… Rottami non è un titolo a caso. Essere dei trentenni in Italia ora è pressante, qualsiasi strada si voglia seguire. Se ne esce ammaccati sopra, sotto, dentro e fuori. Noi crediamo che l’unico modo per uscirne sia cambiare punto di vista e affrontarla in modo costruttivo. Non si trova lavoro? Ok, più tempo per la musica… in poche parole. 
I testi di Rottami, rispetto a quelli di Elettronica Maccheronica, sono più complessi e forse più pensati. Ci sono modelli, libri, canzoni o film a cui vi siete ispirati? Mi fa molto piacere che tu abbia notato questa cosa. C’è stato chi li ha definiti dei testi superficiali. Crescendo è cambiato il mio modo di affrontare i testi. Ho voluto lasciare dietro di me una certa voglia di scioccare o comunque provocare a tutti i costi. Ho capito che si può voler raccontare qualcosa anche in modo più adulto. Non c’è un’ispirazione precisa. Forse aver analizzato il modo in cui le canzoni anglosassoni affrontano la descrizione in generale mi ha portato a questa maturazione (a me piace vederla come tale).
Rottami parla anche di mutamenti e cambiamenti. Qual è il messaggio che Rottami vorrebbe dare? Abbiamo scelto i rottami come metafora della fatica e del lavoro, ma la cosa bella è che esiste una seconda via per un rottame. Il rottame può rinascere e diventare qualcosa di diverso, se non lo si da per spacciato.
Cosa è cambiato da Elettronica Maccheronica a Rottami? (In fondo l’Italia è stata sempre in crisi!) Diciamo che la crisi ci ha colpito più personalmente, o comunque più si invecchia e più si teme la precarietà. In questi ultimi 3 anni abbiamo notato come la crisi di uno stato possa agire inaspettatamente anche sulle dinamiche interne di una band.
Chi o cosa ha influenzato la stesura di questo nuovo disco? Musicalmente abbiamo agito in modo molto libero, ma sicuramente avevamo (per la prima volta da quando esistiamo) un gusto comune per un certo tipo di pop elettronico inglese e nordeuropeo. E’ così strano che da noi non esista, a parte pochi casi, questo tipo di scena. I Rottenmeier in Italia fanno musica elettronica alternativa, mentre nel resto d’Europa farebbero pop commerciale. Bizzarro!
Invece parliamo della copertina del disco. Cosa rappresenta? Chi è l’autore? (che sia eclettica non vi è dubbio!) Volevamo una copertina che rappresentasse la seconda vita di un materiale inerte (quello di cui ti parlavo prima). Quando abbiamo visto le opere di Mattia Trotta ce ne siamo innamorati. Quella in copertina è la foto di una statua in fil di ferro. Cercavamo un robot fatto di rottami, abbiamo trovato un androide di fil di ferro ...
Siamo in chiusura, per comunicazioni e roba simile prendetevi tutto lo spazio che volete. Grazie della chiacchierata! Abbiamo colto l’occasione per mostrare anche il lyric video di Morta Maria, che è anche un pezzettino dei video che ci accompagnano dal vivo. Aspettatevi nuove cose per il futuro immediato… Siamo in un periodo molto creativo e ci sono tantissime canzoni che non rimarranno inedite ancora per molto. Insomma, il 2014 non sarà solo l’anno di Rottami per noi. Abbiamo intenzione di farci perdonare questi 3 anni di assenza!
Intervista da Distrazioni Sonore - 08/06/2014 | Patrizio Longo
Un lavoro incentrato sul “reagire”. Questo il tema che affrontano i Fraulein Rottenmeier che attraverso: Rottami descrivono la società dei nostri giorni ed invitano i ragazzi a reagire. Le sonorità sono influenzate dalla scena inglese e nordeuropea, un lavoro che vuole fare divertire e ballare in modo spensierato ma non banale.
Incontriamo Franco Bruna e Giorgio Laini dei Fraulein Rottenmeier per raccontare di Rottami, Bentrovati?
Franco Bruna: Ben-ri-trovati...
Giorgio Laini: Speriamo..
Un disco di reazione?
Franco Bruna: Sì, un disco di reazione.
Giorgio Laini: Un disco nato da una reazione (nostra) ad uno stato di crisi e che incita a reagire per spezzare i circoli viziosi del pessimismo e dell’autocommiserazione che alimentano la crisi (di tutti).
La scelta di venderlo solo attraverso gli store digitali?
Franco Bruna: Non solo, portiamo anche delle copie piratate ai nostri concerti (risate)…
Giorgio Laini: In realtà esiste la versione fisica del disco, una tiratura molto limitata che chi vuole può richiedere tramite il nostro sito ufficiale. In generale però abbiamo puntato su quella digitale perchè il mercato, se ancora si può considerare tale, è cambiato. Noi rimaniamo legati al supporto fisico, ma si è ormai perso il culto dell’oggetto CD, della cura dei dettagli, del libretto… Noi consigliamo di avere in mano questa versione, che completa l’immaginario del progetto.
Cosa è cambiato nelle vostre scelte rispetto ad Elettronica Maccheronica?
Franco Bruna: Rottami è un disco low cost, nel senso che abbiamo deciso di essere più liberi in fase di registrazione e scelte artistiche e quindi di fare tutto in casa. In parte questa scelta è nata anche dall'urgenza di scrivere e quindi abbiamo deciso di non perdere ulteriore tempo nel prenotare studi e/o produttori.
Giorgio Laini: Esatto, il disco è nato dopo un periodo di “buio” creativo. Una volta trovata la vena giusta abbiamo deciso di seguire il flusso e fidarci di quello che il nostro istinto di suggeriva. Dal punto di vista musicale il disco porta avanti solo un lato di Elettronica Maccheronica. Quello delle canzoni più compiutamente pop. Abbiamo voluto seguire con libertà la spinta (che abbiamo sempre avuto) di creare canzoni immediate.
Cosa intendete dire con: «Tutte le canzoni sono figlie della Signorina Rottenmeier»?
Franco Bruna: Abbiamo sempre visto come una sorta di "idea superiore" la Signorina. È lei che ci ha guidato nelle scelte e in questo senso le canzoni ne sono figlie. Nessuna anziana signora ha realmente partorito qui con noi (grasse risate)…
Quali sono stati gli ascolti che hanno preceduto la stesura di Rottami?
Franco Bruna: Io ascoltavo molto Dummy dei Portishead, Bloody Beetroots, Sol Seppy, Aucan…Giorgio Laini: Mentre io ho ascoltato molta roba inglese (Ellie Goulding, M.I.A) e in generale nord europea (per esempio Robyn). Non chiedermi che reazione abbia avuto nei nostri cervelli tutta sta accozzaglia di generi ma il risultato è il disco…
Giorgio Laini: Io credo che si sentano queste influenze…
Domanda libera ?
Franco Bruna: Giorgio perché non siamo ancora famosi?
Giorgio Laini: Domanda epica… l’Italia è un Paese bizzarro. Ma ci ameranno caro Frank, ci ameranno…
 
Si chiama Rottami il nuovo disco dei Fraulein Rottenmeier: un lavoro che mescola svariati generi musicali, anche se la base è quasi del tutto elettronica, ma con tutte le sfumature dalla tecno al pop e ritorno.
Il disco, erede di Elettronica Maccheronica apre le danze con il singolo piuttosto danzereccio “Rumore”, ma ha parecchie altre facce da mostrare. Abbiamo intervistato la band per capirne qualcosa di più.
Vorrei sapere che cosa è cambiato per voi da “Elettronica maccheronica” a “Rottami” e qual è stata l’atmosfera che ha accompagnato il nuovo disco.
Rottami ed Elettronica Maccheronica hanno avuto genesi completamente diverse. EM era un disco molto più irruento, nel modo di concepire i pezzi e nelle intenzioni concettuali. Rottami viene dopo anni di riflessione. È un disco che sposta l’asticella più in alto perché abbiamo osato andare verso il pop più composto e meno strano a tutti i costi.
È anche un disco più consapevole, perché nasce da una decisione precisa. Dopo un lungo periodo di crisi cercando direzioni più o meno ragionate abbiamo deciso di cestinare tutto e ritrovare una composizione più istintiva. E in pochi mesi è nato il disco.
Il vostro disco come altri dischi italiani di questo momento incita soprattutto a una reazione: posto che la vostra posizione in merito è molto chiara, secondo voi siamo di fronte, dopo anni di passività, a una riscoperta anche in musica della possibilità di risvegliare le coscienze e di smettere di guardarsi l’ombelico?
L’ottimismo di Rottami è una cosa che viene dalla maturazione, non certo dal miglioramento della situazione.  La crisi italiana, e discografica in specie, sembrano non vedere fine e accanto a noi si respira una depressione cosmica che finisce per alimentare se stessa in un circolo vizioso. Incitiamo alla reazione perché il movimento positivo e costruttivo è l’unica via per smuovere le acque.
Se si tratti di un risveglio di coscienza collettivo è difficile da dire. Di sicuro la musica ha potere, ma noi crediamo che il messaggio non debba essere necessariamente politico o di lotta, ma possa anche veicolare un semplice atteggiamento di positività costruttiva.
Trovo che il pezzo più curioso del disco sia “Morta Maria”: mi spiegate come è nato il testo e che cosa simboleggia?
Dunque, il testo di Morta Maria è nato in Sardegna, ispirato dal nome di un paesino (Murta Maria). Ho pensato a Maria come al simbolo della diversità. Maria poteva essere una strega giustiziata dal popolo, che quindi nel pezzo gioisce per la liberazione dalla minaccia.
Maria però è anche il nome più italiano che si possa immaginare e la sua dipartita potrebbe quindi simboleggiare la morte della provincialità. Una festa vera, insomma.
So che per il disco precedente vi siete inventati situazioni ai limiti dell’inverosimile, tipo suonare i pezzi in “Sincronia Transpaziale” da tre posti diversi, tra cui un furgone in movimento. Che cosa vi inventerete per “Rottami”?
Rottami arriva in un periodo molto diverso. Vuole essere un disco più maturo del precedente e parte di questo processo sta anche nel non dover necessariamente stupire a tutti i costi con trovate provocatorie.
Avevamo pensato di far pagare il cd fisico 9,99€ e di mettere un centesimo all’interno della confezione, sotto la coroncina in cui si incastra il cd, ma per un pugno di millimetri il centesimo non ci sta, e poi i Ministri davano 1 euro anni fa… Sarebbe stata una scelta cheap!
Siete la prima band che io ricordi a dichiarare esplicitamente che non ringrazia nessuno per il disco… Avete fatto davvero tutto da soli o chi vi ha aiutato non vi sta troppo simpatico?
Ahahah! Al momento della compilazione del libretto ci siamo ritrovati a scrivere i ringraziamenti più assurdi. Poi ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: chi doveva essere ringraziato in realtà è stato pagato… Gli altri sostenitori sanno che li amiamo, e poi i ringraziamenti sui libretti li leggono solo gli interessati!
L’uscita, risalente ormai a tre anni fa, dell’album “Elettronica Maccheronica”, insieme ai positivissimi riscontri da subito registrati, creò attorno ai Fraulein Rottenmeneir una serie di aspettative che ben promettevano riguardo il futuro del trio camuno, fautore di un disco decisamente superiore alla media. Ma, dopo un’iniziale ondata fatta di interviste, singoli, video e concerti, fu un inspiegabile silenzio a calare attorno all’operato della band, un silenzio fragorosamente interrotto da un nuovo album intitolato “Rottami”, i cui segreti ci vengono svelati da G. Rottenmeier e RottenFrank, che insieme a FrauleinSydb concludono una lunga pausa più o meno sabbatica per ritornare in scena da protagonisti.
 
Il nuovo disco ha un’attitudine decisamente orientata al Pop: come siete giunti a questa svolta?
GR - È stato un percorso lungo, quello che da Elettronica Maccheronica ci ha portati sin qui, uno spazio di tre anni nel quale ci siamo posti molte domande riguardo la nostra musica, il nostro futuro.
RF - La scelta finale era fra il proseguire un percorso per così dire “commerciale”, oppure continuare nella più totale libertà di scelta, e alla fine abbiamo optato per rimanere liberi.
Quali sono stati i cambiamenti più importanti?
GR - Una volta individuata la direzione da seguire, abbiamo ritrovato un grande entusiasmo, tanto che l’album è stato realizzato praticamente in un mese: ne è uscito un lavoro diretto, senza fronzoli, privo dell’ossessiva ricerca di perfezione… È un disco molto istintivo, nato quasi d’impeto, ma che rappresenta perfettamente ciò che oggi sono i Fraulein Rottenmeier.
RF - L’altra importante novità è il mio posizionamento nella veste di produttore, oltre che di autore delle parti elettroniche: già nell’album precedente il mio essere batterista si era arricchito di altre sfumature, ma ora - almeno in concerto - siamo diventati un quartetto, in cui il lavoro di Dario alla batteria mi concede lo spazio necessario per dedicarmi al mio nuovo ruolo, che - peraltro - mi lascia decisamente più libero dal punto di vista creativo.
Una libertà che ha portato ad ottimi risultati, incluso il successo della compilation “Camuniarama”, che - ricordiamolo - è una tua creatura…
RF - L’esperienza fatta grazie alla compilation è stata molto importante, perché il dovermi confrontare con così tanti artisti ha arricchito il mio bagaglio di esperienze (tecniche, ma anche umane) di elementi importantissimi, che inevitabilmente hanno migliorato il modo di lavorare in studio, influenzando quindi anche la realizzazione di Rottami.
Mentre per quanto riguarda il songwriting?
RF - Senza dubbio gli strumenti hanno lasciato parecchio spazio alle basi electro, a conferma della svolta musicale che abbiamo fatto.
GR - Potremmo dire che si tratta di un disco “sintetico”, nel senso che è stato scritto, piuttosto che suonato in studio, ma non per questo è venuta a mancare la spontaneità, come pure la “realtà” dei testi.
Era appunto sui testi che volevo soffermarmi, in particolare su quella “Morta Maria” che ha fatto un po’ da apripista comparendo - in una versione comunque differente da quella dell’album - sulla compilation “Camuniarama”: chi o cosa rappresenta questa “Maria”?
GR - Il titolo è stato ispirato da un paesino della Sardegna chiamato Murta Maria, in provincia di Olbia, le cui piccole dimensioni mi hanno suggerito le italianissime e stereotipate immagini delle feste paesane, con tanto di processione, statua della Madonna, banda comunale e mortaretti. Da lì, l’associazione è stata quella di identificare questa Maria esposta alla folla con la strega da bruciare, con il “diverso”, ma anche con il provincialismo che contraddistingue il nostro Paese (quale nome più “italiano” di Maria?) e che ci limita in ogni direzione, soprattutto culturale, in un’equazione italietta=Maria che porta a festeggiarne la morte.
A parte “Morta Maria”, avete comunque presentato un singolo ufficiale…
RF - Il primo singolo a tutti gli effetti è stato Rumore, per il quale è stato realizzato un video diretto dai ragazzi di Secret Wood, ma a breve ne seguirà un altro, ovvero quello del brano I Nostri Nomi, anch’esso accompagnato da un video.
Cosa vi ha portati a scegliere proprio questi pezzi?
GR - Sicuramente Rumore rispecchia l’attitudine che caratterizza tutto il disco, mentre I Nostri Nomi è un episodio che si potrebbe definire “commerciale”, un brano dal forte appeal radiofonico nel quale crediamo molto.
Parlando di attitudine, la prima traccia del disco è piuttosto spiazzante, soprattutto se rapportata al groove delle altre otto: perché avete deciso di iniziare in questo modo il disco?
GR - La motivazione principale che ci ha portati ad aprire con Avresti Vinto Tu è data dal testo, ispirato dalle difficoltà che deve affrontare chiunque voglia fare musica in Italia. È un testo risentito, che esprime grande frustrazione, perché nel nostro Paese chi sceglie di non adeguarsi al mainstream si trova ad affrontare le difficoltà di chi nuota controcorrente, ma nonostante questo il messaggio vuole essere positivo, perché questo è un disco positivo, quindi il testo vuole testimoniare un cambiamento nei confronti di questa situazione, di questo doversi adeguare che - fortunatamente - non tutti accettano.
Non temete che, dopo la vostra lunga assenza dalle scene, un titolo come “Rottami” possa suonare, in un certo senso, poco incoraggiante? E - in secondo luogo - esiste un nesso con l’artwork?
RF - Il titolo è un diretto riferimento alla nostra generazione, al suo stato d’animo, alla sua condizione, ma non ha un’accezione negativa perché - come si può vedere dalla copertina - questi rottami sono vivi, e non hanno nessuna intenzione di rassegnarsi ad una condizione passiva, da autentici «rottami».
GR - La cosa buffa è che l’immagine di copertina è stata presente durante tutte le registrazioni, perché era il wallpaper del pc di Franco, ma nessuno ci aveva mai fatto caso! Quando però lo sguardo è caduto sul monitor la reazione è stata immediata, così abbiamo subito contattato Mattia Trotta (l’artista residente a Bienno autore di queste installazioni, i cui lavori sono visionabili sia sulla sua pagina Facebook che sul sito www.mattiatrotta.it, ndr), che ha aderito con entusiasmo al progetto, concedendoci l’utilizzo delle immagini di alcune sue opere.
Cosa vi aspettate da questo 2014, che all’atto pratico sancisce la vostra “rinascita” artistica?
GR - Non ci siamo posti particolari obiettivi: semplicemente speriamo che il disco piaccia e che la sua promozione ci permetta di suonare parecchio!
RF - Siamo rimasti fermi per molto tempo, e forse proprio per questo abbiamo una così grande voglia di suonare. Ormai il disco c’è, quindi non resta altro che dedicarci alla dimensione live, che è poi quella in cui ci sentiamo davvero a nostro agio.
GR -  È parecchio che non saliamo su un palco, ma non vediamo l’ora di tornarci. Siamo pronti.
 
Dopo l’intervista (realizzata verso la fine di Marzo), ho iniziato a scrivere l’articolo che avete appena letto lo scorso 1° Aprile, accorgendomi solo in un secondo momento che proprio il 1° Aprile 2011 usciva “Elettronica Maccheronica”, e devo riconoscere che mi è piaciuta questa immagine di un ideale cerchio che andava a chiudersi. Perché tre anni or sono mi ritrovai fra i più entusiasti sostenitori di un disco che prometteva più che bene (tanto da chiuderne la recensione con un emblematico: «Grande titolo, grandi suoni, grandi liriche, grandi prestazioni dei singoli: un grande disco.») e ritenevo poco probabile che tante buone qualità andassero perdute in quel limbo che accoglie gli artisti che perdono la direzione, che si “bloccano”, che iniziano a porsi domande su cosa fare, e come farlo.
Per questo la Signorina Rottenmeier non può che essere orgogliosa di questi tre musicisti, che hanno dimostrato di essere pronti al grande ritorno in un’infuocata serata al Covo 73 di Pian Camuno lo scorso 4 Aprile, uno show travolgente davanti ad un pubblico che ha fatto letteralmente tremare il pavimento del locale durante un concerto attesissimo (e praticamente perfetto), in cui musica, immagini, ritmo, energia, danza e un’incontenibile voglia di divertirsi hanno creato un’alchimia esplosiva come da tempo non mi capitava di vedere, anticipando e confermando al tempo stesso la certezza che il 2014 sarà l’anno dei Fraulein Rottenmeier, musicisti che rispetto a tre anni fa possono contare su una maggiore esperienza, su una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, su una maggiore capacità di esprimere la propria arte.
I ragazzi sono tornati, e hanno studiato molto. La Signorina sarà proprio contenta…
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